Politica verde e giustizia sociale per un futuro migliore

Secondaria di I grado – classe 3^B Istituto Santa Gemma

Negli ultimi anni, il nostro pianeta ha subito cambiamenti significativi: l’aumento delle temperature globali, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e la crescente scarsità di risorse
naturali. Questi fenomeni sono il risultato di un modello di sviluppo basato su un consumo eccessivo e non sostenibile delle risorse. La politica verde emerge come risposta a queste sfide, proponendo un nuovo modello di crescita che coniuga sviluppo economico, equità sociale e tutela ambientale.

Cos’è la politica verde? Cos’è la giustizia sociale?

La politica verde è un insieme di strategie e azioni volte a promuovere uno sviluppo sostenibile, riducendo l’impatto ambientale delle attività umane. Fin dagli anni Sessanta si impegna a salvaguardare il benessere della Terra e far sì che le politiche pubbliche considerino gli effetti a lungo termine sulle generazioni future. La politica verde si fonda su principi di sostenibilità ambientale, inoltre è strettamente interconnessa alla giustizia sociale. Le politiche ambientali devono tenere conto delle disuguaglianze esistenti, evitando che le comunità più vulnerabili siano ulteriormente svantaggiate. Ad esempio, le politiche di transizione ecologica devono garantire che i benefici siano distribuiti equamente e che i costi non ricadano sulle fasce più deboli della popolazione.

Politica verde e giustizia sociale insieme

Nonostante i grande lavoro di società come Greenpeace e EGP a livello internazionale le persone più povere e vulnerabili sono spesso quelle che soffrono maggiormente per i danni ambientali. Vivono in aree più esposte ai rischi ambientali, come vicino a discariche, impianti industriali o zone vulnerabili ai cambiamenti climatici. Hanno meno risorse per adattarsi o proteggersi da questi rischi e spesso non sono coinvolte nelle decisioni politiche che riguardano l’ambiente. Questo crea un circolo vizioso in cui le disuguaglianze sociali e ambientali si rinforzano a vicenda.


Per migliorare questa situazione molte associazioni si sono messe all’opera e, sensibilizzando le persone, sono state create politiche che combinano la protezione dell’ambiente con la promozione della giustizia sociale, un esempio è a Napoli Est, una rete di famiglie ha installato un impianto fotovoltaico per produrre energia insieme, riducendo i costi e contrastando la povertà energetica in uno dei quartieri più svantaggiati della città o a Trento, il movimento Europa Verde ha proposto di
trasformare l’assessorato all’ambiente in un assessorato alla transizione ecologica, con deleghe su trasporti, energia e innovazione, per garantire che le politiche ambientali siano anche socialmente giuste; anche a livello internazionale molte città si sono impegnate per un mondo migliore, ne è un esempio il caso della Contea di Warren, nel North Carolina, negli Stati Uniti. Negli anni ’80, lo stato decise di seppellire rifiuti tossici in una discarica situata in una comunità prevalentemente
afroamericana e a basso reddito. La protesta della comunità portò alla nascita del movimento per la giustizia ambientale, che ha messo in luce come le persone più vulnerabili siano spesso quelle più colpite dalle decisioni ambientali ingiuste.

I vantaggi di aderire a queste politiche

Non conviene soltanto alle persone bisognose impegnarsi nelle politiche verdi infatti queste rappresentano una strategia efficace per affrontare le sfide ambientali e sociali, creando opportunità economiche e migliorando la qualità della vita. Investire in queste politiche è fondamentale per costruire un futuro sostenibile e prospero per tutti. La green economy sta emergendo come un motore significativo di occupazione. Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, implementando misure di green economy, si potrebbero generare circa 800.000 posti di lavoro in Italia entro il 2025 .
A livello globale, l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) definisce la green economy come un “generatore netto di posti di lavoro decorosi”, con opportunità in settori come energie rinnovabili, efficienza energetica e gestione dei rifiuti.

Le sfide

La transizione ecologica, sebbene necessaria e urgente, si scontra con ostacoli politici ed economici che ne rallentano l’attuazione. Da un lato, la mancanza di stabilità governativa e le resistenze di grandi industrie rendono difficile adottare riforme a lungo termine. Dall’altro, i costi iniziali della riconversione ecologica, dagli investimenti nelle energie rinnovabili alla riqualificazione del lavoro, mettono sotto pressione i bilanci pubblici, soprattutto nei Paesi già colpiti da crisi economiche. Il
rischio è che le fasce più deboli della popolazione finiscano per pagare il prezzo della transizione, alimentando disuguaglianze e tensioni sociali. Per questo, molti esperti sottolineano la necessità di una “giusta transizione”, che coniughi sostenibilità ambientale e giustizia sociale, garantendo tutele e nuove opportunità a chi potrebbe rimanere indietro.

Conclusione

La sfida della nostra epoca non è solo salvare il pianeta, ma farlo senza lasciare nessuno indietro. La politica verde non può essere il privilegio di pochi, ma deve diventare il motore di un cambiamento equo, inclusivo e condiviso. È arrivato il momento di smettere di contrapporre ambiente ed equità: la vera sostenibilità è quella che protegge la Terra e le persone insieme. Perché non esiste giustizia climatica senza giustizia sociale e viceversa.