Negli ultimi anni, la lotta all’inquinamento è diventata una sfida globale. Le città, grandi protagoniste delle emissioni nocive, possono però trasformarsi nei motori di una rivoluzione verde. Il concetto di Green City nasce proprio da questa esigenza: rendere gli spazi urbani più sostenibili, vivibili e sani. Ma come possiamo, concretamente, dare il nostro contributo?
L’esempio Reggio Emilia
Un assaggio ci arriva da Reggio Emilia, la città più verde d’Italia secondo la classifica 2024 di Ecosistema urbano, stilata da Legambiente e Ambiente Italia, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, che ha valutato tutti i capoluoghi di provincia secondo 5 macro categorie: la mobilità, la qualità dell’aria, i consumi idrici, la produzione e raccolta dei rifiuti, verde urbanoe energie rinnovabili.
Reggio Emilia è un vero laboratorio a cielo aperto per l’innovazione ecologica. Qui, molti edifici sono costruiti con materiali a basso impatto ambientale e dotati di pannelli solari per ridurre il consumo energetico, inoltre la mobilità sostenibile è una priorità: piste ciclabili, auto elettriche e trasporti pubblici ecologici riducono traffico e smog. Non mancano naturalmente gli spazi verdi, fondamentali non solo per la qualità dell’aria, ma anche per il benessere dei cittadini.
La famiglia Zero Waste in California
Se le città possono cambiare, anche i cittadini possono fare la loro parte. Un esempio straordinario è quello della famiglia Carter, in California, che ha scelto di vivere secondo il principio Zero Waste: acquistano solo il necessario, evitano gli imballaggi non riciclabili, riutilizzano i contenitori e producono in casa detersivi e cosmetici. Piccole scelte quotidiane che, sommate, fanno una grande differenza.
L’esperienza di Zeiad nella “Green Week”
Ma cosa significa davvero vivere senza sprechi? Lo abbiamo chiesto a uno studente che ha partecipato alla sfida “Green Week”, un’iniziativa volta a ridurre l’impatto ambientale attraverso piccole azioni quotidiane. Zeiad, ci racconta la sua esperienza. “Ho deciso di partecipare alla Green Week per vedere quanto fosse difficile adottare abitudini più sostenibili. Il primo giorno ho ridotto il volume dei miei rifiuti, comprimendo bottiglie e lattine e scegliendo prodotti con meno imballaggi. È stato facile e utile per limitare gli sprechi. Il secondo giorno ho cercato di acquistare prodotti durevoli e riparabili. Non è complicato per un breve periodo, ma nel lungo termine può essere difficile perché questi prodotti sono più costosi. Il terzo giorno ho scelto il formato famiglia per ridurre gli imballaggi, ed è stato un vantaggio anche a livello economico. Il quarto giorno ho cercato di evitare i prodotti usa e getta, e questa è stata una delle sfide più difficili perché sono molto comodi. Ridurli è possibile, ma eliminarli completamente è complicato. Il quinto giorno ho provato a preferire il vuoto a rendere, ma ho notato che non è facile trovarlo ovunque. Il sesto giorno ho scelto prodotti concentrati, che riducono l’imballaggio e l’inquinamento legato al trasporto. Infine, l’ultimo giorno, ho fatto attenzione agli imballaggi più sostenibili, come quelli riutilizzabili e riciclabili. È stata un’esperienza illuminante, che mi ha fatto capire che con piccoli gesti si può fare la differenza. Molte sfide erano più semplici del previsto e facilmente applicabili nella vita quotidiana. Sono felice di aver partecipato e spero di continuare a migliorare le mie abitudini!”

Gli scarti delle fave di cacao diventano carta
Anche il mondo dell’artigianato può offrire soluzioni innovative. Lo sa bene Enrico Rizzi, maestro cioccolataio, che ci ha aperto le porte del suo laboratorio per mostrare un’incredibile trasformazione: gli scarti delle fave di cacao diventano carta! Un esempio concreto di economia circolare che dimostra come anche i materiali di scarto possano avere una seconda vita. Insomma, anche l’arte dolciaria, con qualche piccola accortezza, può coniugare eccellenza e responsabilità green.
Le fave di cacao vengono essiccate e tostate per ricavare la materia prima del cioccolato; la buccia che avvolge le fave è uno dei principali scarti di questo processo e può essere utilizzata per preparare infusi; per produrre la carta si usano i residui della buccia, che viene micronizzata e può arrivare a sostituire fino al 15% della cellulosa vergine, riducendo di conseguenza l’abbattimento di alberi per produrla.
La carta che si ottiene è di alta qualità, ha il profumo del cioccolato e allo stesso tempo incrementa l’economia circolare! Un prodotto che altrimenti avrebbe completato il suo ciclo di vita viene reinserito in un nuovo processo produttivo. Per di più, a dimostrazione di quanto sia forte l’impegno di Enrico Rizzi e dei suoi collaboratori per la sostenibilità ambientale, anche la macchina per la tostatura delle fave di cacao è ecologica: è a induzione, dunque carbon-free.
“Nel mio laboratorio, nulla viene sprecato. Già il guscio della cabossa è impiegato spesso come mangime per gli animali e alcune popolazioni lo friggono per cibarsene. Nei passaggi successivi, poi, le bucce delle fave di cacao, invece di finire nei rifiuti, diventano fogli di carta pregiata. Stiamo inoltre sperimentando il riutilizzo di questi scarti anche per la produzione di birre scure dai sentori di cacao e per la stagionatura dei formaggi. È un piccolo gesto, ma se tutti adottassimo questa mentalità, il mondo sarebbe molto più sostenibile.”

Cambiare il futuro
Insomma, costruire città più verdi non è solo responsabilità delle istituzioni: ogni scelta quotidiana può fare la differenza. Ridurre i consumi energetici, limitare l’uso della plastica, riciclare con attenzione e scegliere mezzi di trasporto sostenibili sono azioni che, se adottate su larga scala, possono cambiare il futuro. Forse il primo passo per una Green City è proprio questo: prendere consapevolezza che il cambiamento dipende da noi.
Ma siamo davvero pronti a rivedere le nostre abitudini per costruire un domani più sostenibile?