Cinque giorni per fare la differenza

Secondaria di I grado – classe 3^B Istituto Santa Gemma

Il cambiamento climatico è un tema così attuale e vario che spesso ci si perde in grandi discorsi, poco produttivi. Come dice Mark Twain “actions speak louder than words”, ovvero “le azioni parlano più delle parole”. Ormai non c’è più il tempo di discutere, perché adesso contano solo le azioni. Piccole o grandi che siano, sono fondamentali per la salvaguardia del nostro pianeta Ecco perché abbiamo creato i “cinque giorni per cambiare”, questa guida che vuole aiutare i cittadini a modificare in meglio il loro stile di vita.

Il primo giorno: l’acqua

Sapevate che solo il 3% dell’acqua presente sulla Terra è dolce? E tutta quest’acqua deve bastare per una popolazione di circa otto miliardi di persone. Ogni anno si sprecano 126 miliardi di metri cubi di acqua. Ecco perché è così importante non abusare del cosiddetto “oro blu”. È incredibile pensare che, con gesti apparentemente insignificanti, si possa fare un’enorme differenza. Ad esempio, un lavaggio a mano dei piatti può costare 100 litri di acqua, mentre la lavastoviglie utilizza solo 12 litri per un ciclo. Ancora di meno per le lavatrici più moderne, con la modalità “ECO” che di litri ne utilizza anche meno! Inoltre il risultato è uguale. È quindi un falso mito il fatto che la lavastoviglie non pulisca come con lavaggio manuale.

Secondo giorno: raccolta differenziata

“E questo ora dove lo butto?”: tutti ci siamo fatti almeno una volta questa domanda davanti ad un cestino. È normale e poco raro, ma è proprio l’azione successiva questa domanda che spesso è sbagliata. Perché, può capitare, di buttare l’oggetto in questione in un bidone errato, il che rende più difficile il riciclo. Ecco perché è fondamentale aggiornarsi sulle disposizioni del proprio comune. AMSA, sul sito ufficiale, ha spiegato nei minimi dettagli l’appartenenza di ogni oggetto al proprio cestino. Anche la conoscenza, quindi, può essere determinante per la Terra.

Terzo giorno: gli allevamenti intensivi

In particolare, gli allevamenti sono responsabili di un quarto delle emissioni globali di gas serra, con oltre il 60% che deriva dalla produzione intensiva di prodotti animali. L’allevamento è una fonte di emissioni di gas serra come anidride carbonica, metano e protossido di azoto e i ruminanti, come i bovini, producono metano durante la digestione e lo liberano nell’atmosfera. Inoltre gli allevamenti intensivi richiedono grandi quantità di acqua per l’allevamento degli animali e la produzione di mangimi e  l’allevamento di bestiame contribuisce alla deforestazione, in quanto la necessità di pascoli e la produzione di mangimi portano alla distruzione delle foreste. Per mitigare l’impatto degli allevamenti intensivi sui cambiamenti climatici, sono necessarie azioni come la riduzione del consumo di carne, l’adozione sistemi di allevamento più sostenibili e lo sviluppare alternative ai prodotti animali, come le proteine vegetali.

Quarto giorno: la moda

La proliferazione del fast fashion ha avuto un impatto ambientale senza precedenti. Basti pensare che, rispetto al 2000, nel 2014 si sono acquistati a livello globale il 60% di abiti in più e che la durata della vita degli abiti si è dimezzata.

L’aumento della produzione, possibile grazie alle pratiche di outsourcing, mira a rendere disponibile nel corso dell’anno una buona varietà di taglie e modelli per far fronte alla richiesta. In questo modo, a fine stagione, restano sugli scaffali grandi quantità di invenduto che vanno smaltite con ingente danno ambientale e spreco di risorse. Si stima che ogni anno ben l’85% dei tessili prodotti finisca in discarica.

A fronte di questi dati è evidente come il Fast Fashion sia responsabile di ben il 10% delle emissioni serra sul pianeta, per non contare lo sfruttamento e l’inquinamento delle acque, altro grande problema spesso sottostimato. Si stima che il 20% dell’inquinamento delle acque derivi dai processi di tintura e lavorazione dei tessuti.

Ecco perché il vintage e i second-hand-clothes stanno diventando una realtà sempre più usata e virale. Soprattutto tra i membri della stessa famiglia, i vestiti passano di mano in mano e ciò ha un impatto veramente positivo sull’inquinamento globale.

Quinto giorno: passaparola

Una volta compresi tutti i rischi e soprattutto tutte le azioni favorevoli per uno stile di vita sostenibile, è bene condividere sempre più informazioni e consigli. Grazie al passaparola e anche alla nascita dei social, il problema del cambiamento climatico è entrato nel cuore dei giovani che in media si sono mostrati molto sensibili sul tema. In rete  girano consigli e video di giovanissimi che dimostrano la propria attenzione, ma anche preoccupazione su questa problematica. È bene usare Internet a proprio favore nella lotta contro il riscaldamento globale, e alimentare ancora di più quest’onda di passaparola!

Questa guida, oltre ad uno scopo informativo, è stata creata per aiutare da un punto di vista pratico le persone di tutto il mondo ad adottare uno stile di vita più ecologico, ma che non miri a sacrificare qualcosa dalla propria comodità. Insomma, cinque giorni adatti a tutti coloro che vogliono fare la differenza!