Come l’abbigliamento può essere un esempio sostenibile di economia circolare e sostenibilità utilizzando materiali derivati da scarti alimentari come: bucce di agrumi, gusci di frutta o verdura e altri residui organici, per creare tessuti e filati.
Ciò contribuisce a ridurre gli sprechi alimentari e a valorizzare materiali, altrimenti destinati alla discarica, promuovendo un approccio sostenibile alla moda. Inoltre l’abbigliamento fatto con il riciclo degli alimenti può essere una soluzione di creativa e originale per ridurre l’impatto ambientale dell’industria
tessile.
Intervista a ID EIGHT
Il brand che attiva questa iniziativa dal 2020 è ID EIGHT che incarna la capacità di rigenerarsi e quindi l’eco sostenibilità.
L’obiettivo è di creare calzature a basso impatto ambientale con materiali innovativi ed ecosostenibili, unisex con un design anni 90, dal design ricercato ed etnico.
Abbiamo chiesto alla fondatrice di ID EIGHT di risponderci ad alcune domande:
Come ha avuto l’idea di creare delle scarpe ecosostenibili?
“L’idea di creare scarpe ecosostenibili è nata da un’esigenza profonda, personale e professionale, che ho sentito maturare nel tempo. Dopo anni di esperienza nel settore moda, in aziende come Dolce&Gabbana e Artcrafts International, mi sono trovata
sempre più spesso a riflettere sull’impatto ambientale e sociale dell’industria in cui lavoravo. Era come se il mio lavoro e i miei valori personali iniziassero a non andare più nella stessa direzione. E a un certo punto ho capito che non volevo più
“sopportare” quel conflitto: volevo trasformarlo in un’opportunità.
Con mio marito Dong, stilista con una forte esperienza internazionale, ci siamo confrontati tantissimo su come potessimo unire le nostre competenze e creare qualcosa di nostro. Lui aveva una sensibilità estetica e creativa straordinaria, io una visione strategica più gestionale e concreta. Da lì è partito tutto: un desiderio comune di fare impresa in modo diverso, più consapevole, più giusto”.
“Abbiamo scelto le sneakers perché sono un prodotto trasversale, quotidiano, accessibile, che può parlare a chiunque. Ma volevamo che le nostre sneakers raccontassero anche una storia diversa: quella di un consumo responsabile, di una
filiera trasparente, e di materiali alternativi che dimostrano che si può fare moda in modo innovativo e sostenibile. Così è nato ID.EIGHT: un brand che affonda le sue radici nella sostenibilità e nella circolarità.
Per noi non era sufficiente dire “facciamo scarpe vegane”: volevamo trovare materiali che avessero davvero un impatto positivo. E quando abbiamo scoperto che si potevano fare tomaie con le bucce di mela, i raspi dell’uva, il mais o persino il micelio dei funghi, ci si è aperto un mondo. Abbiamo capito che gli scarti dell’industria alimentare potevano diventare risorse preziose, e che la sostenibilità non doveva essere un limite, ma una spinta alla creatività e all’innovazione”.
“All’inizio è stato difficile: trovare i fornitori giusti, convincere i primi partner, gestire la produzione… Ma non ci siamo mai arresi, perché credevamo davvero in quello che stavamo costruendo. Oggi ID.EIGHT è cresciuto tanto, lavoriamo con materiali
certificati e cruelty-free, con una filiera tracciata tra Italia e Portogallo, e con una community di persone che ci segue e ci supporta perché condivide i nostri stessi valori”.
Quindi, in sintesi, l’idea è nata dal desiderio di dare un contributo positivo al mondo in cui viviamo.
“Sì e di dimostrare, con i fatti, che si può fare moda in modo bello, etico e sostenibile”.
Come il suo brand contribuisce a migliorare le condizioni ambientali e sociali delle comunità coinvolte?
“Il nostro brand contribuisce a migliorare le condizioni ambientali e sociali in diversi modi, perché per noi la sostenibilità non è solo una questione di materiali, ma un impegno concreto che abbraccia tutta la filiera e il modo in cui facciamo impresa.
Dal punto di vista ambientale, lavoriamo per ridurre il più possibile l’impatto delle nostre sneakers sul pianeta. Utilizziamo materiali innovativi ottenuti dagli scarti dell’industria alimentare, come le bucce di mela, i raspi di uva, il mais o il micelio,
che permettono di evitare l’uso di pelle animale e ridurre le emissioni legate alla produzione. Inoltre, i nostri tessuti tecnici sono riciclati e le suole sono in gomma naturale o riciclata. Tutti i materiali provengono da fornitori italiani o europei certificati, quindi possiamo garantire trasparenza, tracciabilità e riduzione delle distanze di trasporto”.

“Abbiamo anche un programma di economia circolare, che ci permette di recuperare le sneakers usate grazie a partner specializzati: c’è chi le ricicla trasformandole in pavimentazioni sportive (come EsoRecycling), e chi invece le ripara con materiali sostenibili per dare loro una seconda vita. In questo modo, riduciamo i rifiuti e prolunghiamo la vita dei nostri prodotti.
A livello sociale, ci impegniamo a costruire relazioni sane e durature con tutte le persone coinvolte nel nostro progetto. La nostra produzione oggi avviene in Portogallo, in una fabbrica certificata e selezionata proprio perché garantisce condizioni di lavoro etiche, utilizzo di energie rinnovabili e gestione trasparente della filiera. Inoltre, scegliamo con cura i nostri fornitori e partner, assicurandoci che condividano i nostri valori di rispetto e responsabilità”.
“Infine, cerchiamo di diffondere una cultura del cambiamento, anche attraverso la nostra comunicazione: parliamo in modo trasparente delle nostre scelte, coinvolgiamo la nostra community e partecipiamo a momenti formativi – come quello di oggi – per ispirare nuove generazioni a fare scelte più consapevoli.
In sintesi: vogliamo dimostrare che è possibile fare impresa in modo etico, che rispetti le persone e il pianeta, e che contribuisca a costruire un futuro più giusto per tutti”.
Ed ora, ringraziamo il team e chi ha letto questo articolo, con una consapevolezza in più su come il mondo si stia attivando.